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  • Writer's pictureKaribujua

Il "tempo sospeso" del Kenya

Vogliamo qui aggiornarvi sulla situazione in Kenya al momento del coronavirus. Sappiamo che il virus sta raggiungendo lentamente anche il continente africano e che ci sono molti casi positivi ad oggi confermati.

Il primo caso, in Kenya, è stato isolato il 13 marzo: una giovane donna di 27 anni che viaggiava dagli Stati Uniti con scalo a Londra. Il 15 marzo si scoprono altri due casi e, nella stessa giornata, il presidente Kenyatta attua le prime misure di emergenza controllando i traffici aerei, chiudendo le scuole, limitando gli spostamenti all’interno del paese e vietandoli completamente dopo le 18 di sera, nelle grandi città.


Il governo, inoltre, ha stanziato dei fondi per rafforzare il sistema sanitario nazionale.

A fine aprile i casi positivi sono saliti a 490, in base ai tamponi effettuati. Le zone più colpite sono quelle più trafficate e popolose come Mombasa, Nairobi e le città sulla costa.

Il governo ha intrapreso da subito misure preventive e probabilmente questo ha diminuito le possibilità che il virus si diffondesse anche nelle zone più remote del paese, dove le dispensaries (piccole strutture sanitarie presenti nei villaggi) sono attualmente chiuse e trattano solo emergenze come le nascite, per la mancanza di mezzi adeguati.

Sono, infatti, vietati anche gli spostamenti da una county and un’altra, in modo da isolare i villaggi tra di loro.


Non sappiamo come si evolverà la situazione economica, ma è quasi certo che la crisi colpirà in modo sproporzionato le persone più vulnerabili del paese. Molti di loro, nelle campagne, vivono di agricoltura e, nelle zone urbane, di lavoro autonomo e salari informali: l’isolamento non permetterà di guadagnare abbastanza.


Per quanto riguarda il settore agricolo, il lockdown ha impedito ai fornitori di sementi e fertilizzanti di vendere agli agricoltori, i quali hanno riferito che sarebbero già in ritardo per la stagione della semina e che il paese potrebbe dover affrontare la fame nei prossimi mesi. SI aggiunge il fatto che questo è il periodo delle grandi piogge e delle inondazioni, che renderà il lavoro ancora più difficoltoso.


A rischio sono anche i villaggi dei pescatori della costa i quali, solitamente, vivono di vendite sia al settore turistico che verso un mercato internazionale più ampio. Il mercato più redditizio è sempre stato quello cinese ed europeo, dato che la popolazione del luogo non potrebbe permettersi costose varietà di pesce. Ora, a causa della mancanza di questo mercato, riescono a vendere solo il 20% del loro pescato e la vendita a livello locale non permetterà loro di affrontare le spese giornaliere.


Il Kenya è inoltre una delle più importanti mete turistiche e contribuisce in modo significativo alla crescita del PIL nel paese. Con questo settore completamente fermo, moltissime persone perderanno il lavoro, soprattutto coloro che vivevano di lavori saltuari e giornalieri negli stabilimenti turistici.


Per il governo, inoltre, risulta molto difficile dare un aiuto economico concreto a queste famiglie in difficoltà, a causa di molteplici fattori legati al welfare, come la mancanza di un adeguato sistema in cui siano registrati gli indirizzo fisici delle abitazioni familiari.

Per quanto riguarda le scuole, le strutture sono tutt’ora chiuse e i nostri contatti del posto ci tengono aggiornati sull’evolversi della situazione. Madam Maloba, dirigente dell’istituto superiore in cui studiano alcune ragazze DAKTA, ci ha riferito che la chiusura, per il momento, è stata prolungata di altri 30 giorni, fino al 4 di giugno.


Anche il Kenya si trova a vivere un particolare e difficile “tempo sospeso” nella sua storia.


Continuate a seguirci e vi terremo aggiornati sulle prossime novità!


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