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  • Writer's pictureKaribujua

Nostalgie africane

13 Novembre 2018


È lunedì. È novembre.

Le temperature si sono abbassate e la prima spolverata di neve ha illuminato le cime delle montagne. Le persone attorno a noi prendono treni, guidano, lavorano, fanno la spesa, escono la sera. Vivono. Niente di strano. Apparentemente nulla è cambiato. Eppure qualcosa di diverso c’è…o forse qualcuno. Bene. Ve lo racconterò.

A fine settembre due gruppi di ragazzi, dopo un’estate di scoppiettante attesa, sono partiti per il magico Kenya. Questi sei personaggi in cerca d'avventura non si erano mai incontrati prima. Il desiderio di partire per l’Africa con Karibujua ha fatto incrociare le loro strade, e ha permesso loro di conoscersi, scoprirsi e crescere insieme in un’esperienza che, per quanto non estrema, è stata sicuramente forte e intensa.

Lisa, da Conegliano Veneto, 22 anni, studia Diritti Umani e Relazioni Internazionali. Ilaria, 27 anni, originaria di San Daniele del Friuli, berlinese da qualche anno. Andrea, 23 anni, varesotto aspirante pilota. Ecco il primo team, che si è destreggiato per un mese tra le numerose scuole delle Taita Hills, regione a metà tra i parchi dello Tsavo, caratterizzata da infiniti sterrati di terra rossa e cieli blu, e costellata dalle capanne di terra e paglia della popolazione Taita.

Tutto al femminile il secondo gruppo, che ha dovuto invece affrontare i meandri del fiume Tana con le sue verdissime mangrovie, per raggiungere ogni giorno le scuole del Lower Tana Delta, regione costiera molto isolata e povera, abitata principalmente dalle tribù Pokomo e Orma. Serena, 24 anni, già volontaria Karibujua nel 2014, studia psicologia a Milano. Giulia, 26 anni, di Saronno, laureata in psicologia. Chiara, 23 anni, da Varese, studia a Roma Storia dell'Arte. 

Potrei dirvi nei dettagli cosa hanno fatto i nostri volontari laggiù… ma credo che la cosa migliore, dopo le presentazioni, sia semplicemente dar voce ai protagonisti di queste avventure, ai quali ho chiesto di raccontare in totale libertà impressioni, emozioni, immagini di questo mese che rimarrà impresso nei loro ricordi, come un sogno molto colorato. Vi lascio a loro, felice e orgogliosa di aver conosciuto queste persone, e soddisfatta del nostro piccolo grande progetto Open Your Mind.


 

"Sognavo l’Africa da tantissimo tempo, ma viverla è tutta un’altra cosa. 

Ancora non riesco, a distanza di un mese, a trovare le parole giuste

per descrivere la mia esperienza,

però quello che sento è di essere stata infinitamente fortunata,

ho visto infatti che la meraviglia esiste ancora. 

Sono arrivata in quel piccolo pezzo di mondo in punta di piedi per non disturbare,

a mani nude e a cuore aperto, così da poter assorbire e respirare quel luogo

più che potevo. Lisa"


 

"La decisione di partire per l’Africa è stata poco sofferta, sin da subito ho percepito questa grande voglia di partecipare al progetto Karibujua e nonostante le numerose problematiche relative alla scuola, con un gran numero di esami

da superare, ho preso la mia decisione.

I due mesi precedenti alla partenza li ho passati a studiare da mattina presto

fino alla sera oltre la mezzanotte. Ancor prima di partire ho trovato beneficio

da questo viaggio: la dimostrazione che il duro lavoro, l’impegno

e il credere in qualcosa porta sempre ad un risultato.

L’arrivo in Africa è stato, per un istante, scioccante.

Le strade di Mombasa e la loro gente ti fanno tuffare in un mondo che lontanamente ti puoi immaginare. Ma anche quando andavamo nelle scuole dove non c’era acqua corrente, né un bagno degno di esser chiamato bagno ma piuttosto un buco nel cemento, posso dire di non essermi mai sentito in difficoltà. Questa mancanza di agio e comodità non è tragica ma aiuta a capire che buona parte delle cose che ci circondano potrebbero essere eliminate.

In Africa si riscopre la praticità e la semplicità delle cose. Andrea"


 

"Cercando di ricordare le esperienze e le emozioni vissute

mi rendo conto che il filone che accomuna tutta questa

storia è la condivisione.

Perciò non è stata la mia Africa, è stata la nostra Africa.

La nostra Africa ha significato buttarsi alla cieca in un gruppo

di persone che non si conoscono. La nostra africa è stata

dormire in tenda e chiamarsi "vicini di casa".

La nostra africa è stata costruire un rapporto da zero scoprendosi giorno per giorno.

È stata lasciar cadere le barriere difensive mano a mano e guardarsi e farsi guardare dentro. La nostra africa è stata aspettare le stelle cadenti la notte.

La nostra africa è stata capire le esigenze dei bambini e trovare il giusto rapporto con le nostre capacità. La nostra africa è stata affrontare le difficoltà ridendo. Ilaria"


 

"Appena torni a casa da un’esperienza simile ti rendi conto che molte

 cose che riempiono la tua quotidianità, sono in realtà grandi banalità.

Non è facile appena torni, perché la testa è ancora lì.

Ma quel che è peggio è che anche il cuore è ancora lì.

Relazionarsi ogni giorno con persone con cultura, lingua e tradizioni diverse, è sempre una bella esperienza; ma riscoprire il senso più profondo della vita è ancor più bello.

Le giornate erano lunghissime e iniziavano sempre la mattina presto, quando la

natura si risvegliava. Quando arrivavamo nelle scuole per svolgere le nostre attività,

era sempre un’incognita: ci sono state classi in cui era praticamente impossibile

placare il loro impeto e la loro vivacità, altre in cui invece serviva uno sforzo

maggiore per far si che si lasciassero andare e giocassero con noi abbandonando la timidezza e il timore di sbagliare. Ma quel che li accomunava tutti era la semplicità.

La semplicità dei sorrisi, dei gesti e degli sguardi.

In Africa scopri che il linguaggio verbale non è indispensabile.

La prima cosa importante da far loro capire è che noi, noi volontari

non siamo insegnanti e non siamo nemmeno lì per dare un giudizio.

Era importante metterli a proprio agio ed era altrettanto

importante trasmettere loro un nuovo tipo di insegnamento,

far capire ai bambini e ai maestri che esiste anche un metodo

educativo che permette di conciliare divertimento e insegnamento.

Quello del volontario in Africa, non è un compito semplice.

Bisogna avere la mente flessibile, essere pronti ad ogni inconveniente e preparare sempre dei piani alternativi per le attività. Ma per ogni problema, esiste sempre una soluzione. Chiara, Serena, Giulia"


 

Quando ci chiedono che tipo di volontariato promuove Karibujua, qualcuno di noi racconta gli ormai numerosi progetti che portiamo avanti. Qualcun altro evidenzia la grande possibilità che grazie ai progetti in Italia Karibujua dà agli studenti meritevoli che sponsorizza in Kenya. 


A me piace tanto una cosa: il fatto che con Karibujua questi ragazzi siano potuti partire per un viaggio ricco di stimoli, con una spesa onesta, con la sicurezza di un’organizzazione ben strutturata, e la serenità e la forza di chi vuole fare qualcosa di buono. Divertendosi.

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